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76 | ATTO TERZO |
SCENA VII.
Menichina e detti.
Menichina. L’ho trovata alla fine.
Paoluccio. Chi è quest’altra ragazza? (alla Libera)
Libera. Una mia amica.
Menichina. La riverisco. (a don Paolucdo)
Paoluccio. Bella, bella essa pure. 1.
Libera. È ancora ragazza la Menichina.
Paoluccio. La Menichina! oh bella la Menichina! graziosa la Menichina!
Menichina. Non sono una signora io; non sono per piacere a lei.
Paoluccio. Mi piacete assaissimo, vi stimo più di una principessa.
Libera. Ed io, signore, non vi piaccio più dunque?
Paoluccio. Sì, tutte due mi piacete. Non faccio torto a nessuna io.
Libera. La Menichina ha il suo merito, non dico, ma io sono una donna alla fine.
Paoluccio. È maschio forse la Menichina?
Menichina. Signor no, sono femmina.
Paoluccio. È tutt’uno dunque.
Libera. Ma ella sa poco di questo mondo. Che cosa volete fare di lei?
Paoluccio. Quello che voglio fare di voi. Tutte due servirvi, se posso; amarvi, se vi contentate.
SCENA VIII.
Donna Lavinia e dette.
Lavinia. (Chi direbbe che fosse quello?) (da sè)
Paoluccio. Oh, donna Lavinia, compatitemi, per oggi non sono colla nobiltà: sono colla campagna. Ho trovato qui due ninfe di questi boschi, che mi fanno ricordare le pastorelle di Siena2.