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LA VILLEGGIATURA 75


Paoluccio. Accomodatevi con libertà.

Riminaldo. A buon rivederci. (alla Libera)

Libera. Discorreremo poi sul proposito di Zerbino.

Riminaldo. Sì sì, accomodatevi con chi volete, che non me n’importa un fico. (parte)

SCENA VI.

Libera e don Paoluccio.

Libera. (Sentite che bel modo di dire? Se dicesse davvero il signor don Paoluccio, scambierei in meglio). (da sè)

Paoluccio. Cara signora Libera! quanti adoratori averà la signora Libera?

Libera. Io non sono signora, vi torno a dire; e non occorre diciate d’adoratori, ch’io non ho nessuno che mi guardi.

Paoluccio. Nessuno che vi guardi? Una bellezza come la vostra nessuno la guarda? nessun la coltiva?

Libera. Chi volete che si degni di me?

Paoluccio. Mi degnerei ben io, se voi ne foste contenta.

Libera. E che cosa vorrebbe da me?

Paoluccio. Niente altro che la grazia vostra.

Libera. Vossignoria è un cavaliere, ed io sono una contadina...

Paoluccio. Ora non so niente di cavalleria. Con le persone del volgo, vado alla buona.

Libera. Che caro signor don Paoluccio!

Paoluccio. Sapete anche il mio nome?

Libera. L’ho veduto qui delle altre volte negli anni passati: me ne ricordo, e ho sempre detto... Basta; non dico altro.

Paoluccio. Ed io non mi ricordo di avere veduta voi. Sfortunatissimo che sono stato! se prima vi conosceva, non andavo a Parigi, non andavo a Londra, non andavo in Fiandra; non mi partivo da questa villa.

Libera. Oh, oh! adesso capisco che mi burlate.

Paoluccio. Dico davvero, siete la più bella giovine di questo mondo...