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LA VILLEGGIATURA 71


Zerbino. Quei che danno la roba dolce, sono baroni? (a don Riminaldo)

Riminaldo. Sicurissimo.

Zerbino. E quei che danno i fazzoletti e l’argento, che cosa sono?

Riminaldo. Ehi! sentite? (a don Eustachio)

Eustachio. Che galeotto!

Riminaldo. Che cosa sapete voi di fazzoletto, d’argento?

Zerbino. So tutto io. So anche del padrone, che va a tirar alle beccaccie e poi le dona alle contadine.

Eustachio. E per questo? voi non ci avete da entrare. Un ragazzo non si ha da mettere cogli uomini; un servitore non si ha da mettere con i padroni.

Zerbino. Dice bene vossignoria. Ma ho un natural così fatto: quando le donne mi pregano, non posso dire di no.

Riminaldo. Vi hanno pregato dunque?

Zerbino. Ehi! zitto. Mi hanno fatto carezze.

Eustachio. Ah briccone!

Zerbino. Sono un briccone, perchè mi hanno fatto carezze? (a don Eustachio)

Eustachio. Sicuro.

Zerbino. Perchè mi hanno fatto carezze, sono un briccone? (a don Riminaldo)

Riminaldo. Certo.

Zerbino. Zitto, che nessuno ci senta. Ne hanno fatto anche a lor signori.

Eustachio. E chi sono costoro?

Zerbino. La Menichina e la Libera.

Eustachio. Noi le abbiamo regalate, perchè ci han donato dei fiori.

Zerbino. Ed io perchè mi han promesso dei frutti.

Riminaldo. Che ne dite eh, di costui? (a don Eustachio)

Eustachio. Vuol essere un bel fior di virtù.

Zerbino. Mi facciano la carità. Parlino per me alla padrona: che la mi tenga almeno fino che sono in istato di maritarmi. Perchè poi, quando sarò maritato, non avrò più necessità di servire.

Riminaldo. Che mestiere farete quando avrete moglie?