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LA VILLEGGIATURA | 65 |
Riminaldo. Bravissima.
Menichina. E una manina ce l’ho messa anch’io. (facendosi vedere)
Riminaldo. Brave tutte due. Ecco qui don Gasparo.
Libera. Zitto. (parte)
Menichina. Non gli dite niente. (parte)
SCENA XIV.
Don Riminaldo, don Ciccio come sopra, don Gasparo con due spade, due cappelli di paglia, due mute di baffi.
Gasparo. Presto, presto.
Riminaldo. Che imbrogli avete portato?
Gasparo. Levatevi il giustacore.
Riminaldo. Perchè?
Gasparo. Fate quel che vi dico. Me lo levo anch’io.
Riminaldo. Eccolo levato.
Gasparo. Mettetevi questi baffi e questo cappello di paglia.
Riminaldo. Bene, e poi? (fa come dice don Gasparo)
Gasparo. Tenete questa spada spuntata; tiriamoci de’ colpi, facciamo svegliare don Ciccio, e facciamolo spiritar di paura.
Riminaldo. Ma non vorrei...
Gasparo. Quando ci sono io, di che cosa potete voi dubitare?
Riminaldo. Facciamo come volete.
Gasparo. Animo. Ah!
Riminaldo. Ah! (si tirano dei colpi)
Ciccio. (Si sveglia) Aiuto.
Gasparo. Ti voglio cavare il cuore. Ah!
Riminaldo. Ti caverò l’anima. Ah! (tirano verso don Ciccio)
Ciccio. Oimè! sono assassinato. (Li due seguono a tirar fra di loro, prendendo in mezzo don Ciccio, il quale trovandosi legato, fa sforzi per isciogliersi; ed essi due dopo qualche tempo si ritirano, mostrando di battersi.)