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LA VILLEGGIATURA | 57 |
gionamenti tendano a confermarla nelle sue massime, per occupare il mio posto. Se così fosse, userei la costanza dell’animo mio nel non curarmi di lei, ma altresì delle mie ragioni, per sostenere i miei diritti contro di voi.
Mauro. Amico, voi non mi conoscete. La materia di cui si tratta, è delicata un po’ troppo. Nel luogo in cui siamo, non mi è lecito giustificarmi; assicuratevi però, che in ogni altro sito mi troverete pronto a difender l’onor della dama ed il mio. (parte)
SCENA VIII.
Donna Florida e don Paoluccio.
Florida. Credetemi, don Paoluccio, che voi non pensate male. Il cuore di don Mauro e quello di donna Lavinia veggio che s’intendono. Dai detti loro poco si può raccogliere, ma gli occhi mi fanno dubitare di qualche cosa.
Paoluccio. È bellissima la pazzia di favellare cogli occhi; di là dai monti non s’usa. Ma s’io non erro, donna Florida, parmi aver rilevato, dalle poche ore che qui mi trovo, che don Mauro sia il cavalier che vi serve.
Florida. Volete dire il cavalier che m’annoia. Son pochi mesi che mi fa le sue distinzioni. L’ho accettato, conoscendolo poco; ma il suo temperamento non ha che far col mio.
Paoluccio. È melanconico, egli mi pare.
Florida. Ed io sono allegrissima. Oh, vedete se andiamo d’accordo. Ma quest’è il meno. Pare anche geloso.
Paoluccio. Geloso di che? Non siete voi maritata?
Florida. Non sapete che questi nostri adoratori sono gelosi per fino delle parole nostre?
Paoluccio. Oh Francia felicissima in questo, perchè in essa la gelosia è sconosciuta. Guai a quell’uomo, in cui notata fosse una sì vil passione. Fanno studio anzi gli amanti, non che i serventi, di occultare in faccia del pubblico la parzialità, l’inclinazione, l’amore. Pompa si fa dell’indifferenza. Non vedrete mai nei ridotti star vicine due persone che s’amino. Non