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LA VILLEGGIATURA 49


SCENA III.

Libera e Menichina.

Libera. Che ne dite, eh? Il buon ragazzino!

Menichina. Eh, non è poi tanto piccolo1.

Libera. Certo, che per voi non sarebbe fuor di proposito2.

Menichina. Se potessi, mi mariterei in città volentieri.

Libera. Vi compatisco io; colà se ne vedono sempre delle belle parrucche.

Menichina. E qui s’aspettano una volta l’anno.

Libera. Eccoli, eccoli.

Menichina. Non vorrei che venisse qui la signora, e che ci trovasse.

Libera. Spicciamoci presto, che poco potrà tardare.

SCENA IV.

Don Eustachio, don Riminaldo e dette.

Eustachio. Oh ragazze, che fate qui?

Menichina. Aspettavo vossignoria. (a don Eustachio)

Libera. Ed io lei aspettavo. (a don Riminaldo)

Riminaldo. Avete bisogno di qualche cosa?

Libera. Niente, signore; vorrei prendermi una libertà.

Riminaldo. Dite pure; che non farei per la mia cara Libera?

Menichina. E io pure gli vorrei dare una cosa, se si contentasse... (a don Eustachio)

Eustachio. Volete regalarmi? lo accetterò per una finezza.

Menichina. La prego di godere per amor mio questo po’ di selvatico.

Eustachio. Volete voi privarvene?

Libera. Noi non mangiamo di questa roba. Anch’io, signor don Riminaldo, la prego di accettare... (gli dà il selvatico)

Riminaldo. Vi sono bene obbligato. Ma noi siamo qui trattati da don Gasparo, amico nostro.

  1. Zatta: tanto ragazzino.
  2. Zatta: Certo, ch’è molto garbato.