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L'AMANTE DI SÈ MEDESIMO | 511 |
SCENA IV.
Frugnolo lacchè, e detti.
Mauro. Al signor commissario
Dirai, che favorisca venir... coll’attuario...
Per far certi contratti...
Frugnolo. Sappia vossignoria,
Che il signor commissario è già scappato via.
Mauro. Toh! perchè?
Frugnolo. Disperando d’esser rimesso in grazia.
Si vedea sulle spalle qualche peggior disgrazia.
Prese quel che ha potuto, gli argenti ed i quattrini,
Ed è fuggito via col signor de’ Martini.
Ma essendo il commissario uom puntuale e degno,
Lasciò per i suoi debiti la commissaria in pegno.
Marchesa. Non perirà, meschina, avrà il suo protettore.
Il contino dell’Isola è un uomo di buon cuore.
Mauro. Eh... che venga il notaro... gli detterò l’estesa.
S’han da far... sì signore... ah? non è ver, Marchesa?
Marchesa. Per me ci ho qualche dubbio; ma si vedrà fra poco.
Mauro. Dubbi! dubbi! che dubbi? Oh, oh, guardate un poco.
Che si chiami il notaro; sì signor, venga presto.
(a Frugnolo; e Frugnolo parte)
Oh che dubbi! che dubbi! dubbi, Marchesa? io resto.
Eh, non avrete dubbi... Vado, Marchesa, e torno.
Ho da far cento cose... e tutte in questo giorno.
La la... come si chiama? la... la nipote anch’ella...
Non voglio perder tempo... (Oh, che tu sei pur bella).
(da sè, e parte)