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494 | ATTO QUARTO |
SCENA V.
Madama Graziosa ed il suddetto.
Alberto. (La tenerezza a monte). (da sè)
Padrona.
Madama. Mi sa dire, se ci sia il signor Conte?
Alberto. El giera qua za un poco. Comandela che el chiama?
Madama. Sì signore.
Alberto. Ho da dirghe da parte de una dama?
Madama. Come comanda lei; dica la commissaria.
Alberto. (Adesso la cognosso. Una dama ordinaria). (da sè)
Madama. La prego, perchè ho fretta.
Alberto. Se mai el me domanda,
Vorla che se ghe diga, cossa che la comanda?
Madama. Vo’ dirgli una parola.
Alberto. La compatissa; a caso,
La porla confidar? Za la sappia che taso.
Madama. Voglio parlar con lui, caro signor garbato.
Alberto. In verità insto ponto me xe vegnù el mio flato.
Non posso camminar co me vien sto dolor.
Madama. Ma io gli vo’ parlare.
Alberto. L’aspetta un servitor.
Madama. Voi non siete di casa?
Alberto. Son ospite anca mi.
Madama. Ospite!... Forastiere?
Alberto. Giusto, cussì e cussì.
Madama. Lo conoscete il Conte?
Alberto. L’è sta qua fin adesso;
E pò semo do amici che forma un cuor istesso.
Quel che sa lu, so mi; quel che mi so, lu sa.
La se pol confidar con tutta libertà.
Madama Volea dirgli una cosa.
Alberto. Xela mo d’importanza?
Madama. Sì: gli voleva dire, ch’è un uom senza creanza.