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480 | ATTO TERZO |
Un poco de speranza, un poco de paura.
Co vien la bona nova d’una felicità,
Se dise per usanza, el cuor l’ha indovina.
Co vien la nova trista, oimè, mortificada,
Se dise, ah che el mio cuor me l’ha pronosticada.
Onde succeda pur quello che el ciel destina,
El cuor l’ha sempre dito, e sempre el l’indovina.
Bianca. Un segno è il non vederlo, che meco ha dello sdegno.
Alberto. Quando ch’el vegnirà, sarà finio sto sdegno.
Bianca. Vedrete, che in tutt’oggi il Conte non verrà.
Alberto. Via, cossa vederoggio? La toga; eccolo qua.
(osservando fra le Scene)
Bianca. Oimè! nel rivederlo... (si pone il fazzoletto agli occhi)
Alberto. Oh, la me fa un despetto.
Vorla zogar... debotto ghe sbrego el fazzoletto...
Bianca. Non piangerò, vel giuro, vo’ soddisfarlo in questo:
Non abbia di sdegnarsi sì debole pretesto.
Farò quanto potrò, per vincere un ingrato.
Alberto. (Poverazza! Se vede, che la gh’ha el cuor ben fato).
SCENA V.
Il Conte e detti.
Alberto. Oh, oh!
Ben vegnudo, sior Conte.
Conte. Eccomi, chi mi vuò?
Bianca. Nè anche un saluto a me?
Alberto. Una finezza gnanca?
Conte. Son servitor divoto. Come sta donna Bianca?
Bianca. Bene, sien grazie al cielo. E starò meglio ancora,
Se sono in grazia vostra.
Alberto. Sentìu? (al Conte)
Conte. Oh mia signora.