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474 ATTO TERZO
Ma che sperar poss’io da questo amor novello?

vedermi, se mi spiego, piantata in sul più bello.
Ho una ragazza a fronte, ch’è prima in pretensione.
Ho il dubbio d’esser posta dal Conte in derisione;
E poi ho questa bella testaccia mamalucca,
(vedendo venire don Mauro)
Che a forza di finezze mi stucca e mi ristucca.
Mauro. Posso? (in distanza)
Marchesa.   Non è padrone?
Mauro.   Permette la signora?...
(avanzandosi un poco)
Marchesa. A far tre passi e mezzo ci metterete un’ora?
Mauro. Allor quando mi accosto... a quel vezzoso ciglio.
Io tremo, sì signora... qual timido coniglio.
(s’avanza)
Marchesa. Ma don Mauro carissimo, voi lo sapete pure,
Che sono inimicissima di tai caricature.
Mauro. Eh Marchesa, Marchesa! Se dir quello che bramo...
Potessi apertamente.... Volete che sediamo?
Marchesa. Tutto quel che vi piace.
Mauro.   Vezzosa compiacenza!
(caricato va per le sedie)
Marchesa. (Con questo seccatore ho una gran sofferenza!)
Mauro. Eccone una.
Marchesa.   Bravo. Via, siate svelto e lesto.
Mauro. Ecco qui. Sì signora... Ah, non ho fatto presto?...
Marchesa. Bravissimo.
Mauro.   Per voi, se fossi in alto, in alto...
Sollecito saprei precipitar d’un salto.
Ah! che vi par?
Marchesa.   Così. Dir presto la parola.
Mauro. Sì, mi farò prestissimo sotto la vostra scuola.
Oh, venendo al proposito... sì signor... son venuto...
E però... vorrei dire... e non è che un tributo...
Perchè... sono avanzato... ma sono... di buon core...