Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
L'AMANTE DI SÈ MEDESIMO | 471 |
Son corso in un impegno, e voglio consumarlo.
A momenti s’aspetta che venga il feudatario;
Promesso ho di parlare a pro del commissario.
Puoi esser che una volta qui di venir m’accada,
E finchè ci son io, vossignoria sen vada.
Dopo, vi torno a dire, tornate francamente;
Ve lo prometto e giuro, non m’importa niente.
Martini. Ritornerò domani.
Conte. Bene, ma intanto andate.
Martini. Aspetto il commissario.
Conte. No, qui non l’aspettate.
Martini. Servitor umilissimo.
Conte. Amico, vi son schiavo.
Martini. Non son uom di paura, ma ho del rispetto. (parte)
Conte. Bravo.
Dice bene il proverbio, lo provo in questo giorno:
Alfine s’infarina chi del mulin va intorno.
Dai oggi, dai domani, cambia, ricambia amori,
Alfin si trovan quelli che costano sudori,
Impegni con signori, impegni con amanti,
Pericolo alla vita, pericolo ai contanti.
Per me, che son nemico di affanni e di tormenti.
Sta volta ho ritrovato buon pan per i miei denti.
Mi consolo per altro, che durerà per poco:
Grand’acqua non ci vuole per spegnere il mio foco.
Basta che trovi ostacolo alla mia pace vera,
Mi accendo la mattina, son libero la sera. (parte)
Fine dell’Atto Secondo.