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454 ATTO PRIMO
Tenta le donne oneste con arte temeraria,

Tentò con imbasciate madama commissaria.
Ella è una savia femmina, che merita rispetto.
Mauro. Sì signor...
Martini.   Non riceve nessuno nel suo tetto.
E il dico, e lo sostengo, e sono un uom d’onore,
E mi farò conoscere chi sono.
Mauro.   Sì signore.
Martini. E dalla commissaria, se manderà il lacchè,
Cospetto! il signor Conte l’avrà da far con me.
Basta. M’avete inteso. Non sono un cavaliere.
Ma son chi sono al fine, e ho il modo, ed ho il potere.
Mi fu Castel Rotondo in affitto concesso,
E sono più padrone del feudatario istesso.
Poichè se vuol danari, dipendere ha da me;
E quando così parlo, parlo col mio perchè.
Capite?
Mauro.   Sì signore...
Martini.   E posso a voglia mia
Ciascun, quando mi piace, dal feudo mandar via.
Mauro. Non credo, sì signore...
Martini.   Perchè, perchè bel bello
Può darsi che mi riesca comprare anche il Castello.
E non sarebbe mica un caso estraordinario,
Che un agente si alzasse, cadendo il feudatario.
Parlo con voi, che siete buon galantuomo, amico;
E fate capitale di quel che ora vi dico.
Vi vedo volentieri, per bene vi avvertisco.
Faccio poche parole. Signor, vi riverisco. (parte)
Mauro. Questi è un uom, sì signore, che per me è fatto apposta.
Mi parla, e non ho briga di dargli la risposta.
Vuole ch’io dica al Conte?... Oibò, non me n’intrico.
Io sono, sì signore... della quiete amico. (parte)

Fine dell’Atto Primo.