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L'AMANTE DI SÈ MEDESIMO 451
Alberto. Via, se tol delle volte delle pillole amare,

Ma le fa ben al stomego, le quieta el mal de mare.
Bianca. Il Conte... (s’arresta piangendo)
Alberto.   La finissa de dir; cossa xe sta?
Bianca. È senza discrezione, è senza carità.
Alberto. Chi ama, delle volte per troppo amar zavaria:
Xe mal tutte le mosche chiappar, che va per aria.
Vualtre putte un stomego gh’avè assae delicato.
El mondo, cara fia, savè come el xe fato.
Bianca. Se avete in cuor pietade, se siete un uom bennato,
Abbiate compassione del misero mio stato.
Questa è la prima volta che amor provai nel petto;
Il Conte mi ha obbligato amarlo a mio dispetto.
Quali attenzion, qual arte non usò il traditore,
Per mettermi infelice! una catena al cuore?
Pel corso di due mesi, sei, sette volte il giorno,
O nello sterzo, o a piedi, venia nel mio contorno.
Andassi da’ congiunti, o in altro luogo usato,
Me lo vedea mai sempre dietro le spalle, o allato.
In casa s’introdusse, e colla sua maniera
Guadagnò di mio zio la confidenza intiera.
Non eravi la sera dubbio che altrove andasse,
Godea di starmi appresso, parea che mi adorasse.
Diceami tai parole, tali mi dava occhiate...
Quali donzelle accorte, ah, non sarian cascate?
Che non fe’, che non disse cogli artifizi suoi
Per essere condotto a villeggiar con noi?
Sui primi giorni ei stava quasi le notti intere
Sotto le mie finestre, con gioia e con piacere.
Vien la marchesa Ippolita, con lei passeggia e parla;
E della vedovanza principia a consolarla.
Scherza con lei di cose che figlia non intende;
Conosce che mi spiace, conosce che mi offende,
E seguita la tresca l’ardito in faccia mia?
A simili disprezzi chi può star saldo, stia.