Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/458

450 ATTO PRIMO
Conte. Ecco, tu pensi al gioco.

Frugnolo.   Oh, non ho un vizio al mondo.
(parte)

SCENA IV.

Il Conte solo.

Viva l’uom senza vizi. Basta, chi più, chi meno,

Ne ha la sua parte in mente, ne ha la sua parte in seno.
Io posso dir per altro: non ne son senza affatto.
Ma non ne ho di quelli che fan diventar matto.
Gioco talor, ma il gioco non giunse ad impegnarmi:
Studio sovente ancora, ma senza riscaldarmi.
Gli esercizi violenti mi piacciono per poco.
L’aria variar procuro in questo o in altro loco.
Amo, finchè mi piace. Sto saldo, finchè giova.
Non pongo mai per questo la mia salute in prova.
In somma quel mi piace, ch’esser miglior mi addita
Lo studio e la ragione al ben della mia vita.
Senza pescar affanni vo’ vivere giocondo.
Quando son io perito, tutto perito è il mondo. (parte)

SCENA V.

Giardino.

Donna Bianca ed il signor Alberto.

Alberto. Con mi la se confida senza riguardo alcun.

Con tutta segretezza; qua no ghe xe nissun.
Taserò, se la vol; parlerò, se bisogna.
Ma via co sto fiffar1, che la xe una vergogna.
Bianca. Ma quando che ci penso, signor Alberto caro,
Quel che inghiottir io devo, è un boccon troppo amaro.

  1. Piangere. [nota originale]