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444 ATTO PRIMO
Ve parlo da fradelo.

Conte.   Io da fratel rispondo:
Evvi dell’amor proprio più bell’amor al mondo?
Alberto. Donca tutto l’amor provien dall’interesse.
Conte. Vi è dubbio? Senza speme chi è quel che amor volesse?
Alberto. Che ne conosso tanti innamorai gramazzi,
Senza mai sperar gnente.
Conte.   Questo è l’amor dei pazzi.
Alberto. E l’amor d’amicizia saralo interessà?
Conte. Senza qualche interesse questo amor non si dà.
Alberto. Me par che andemo avanti. Quando la xe cussì,
Col ben che me volè, cossa spereu da mi?
Conte. Oh, spero molto, amico.
Alberto.   Dasseno?
Conte.   In un periglio
Vale la vita istessa d’un amico il consiglio.
E appunto stamattina desio di consigliarmi
Sopra un certo proposito: con voi vo’ confidarmi.
Alberto. Son qua pronto a servirve in quel che mai podesse.
Ma da bon Venezian, de cuor, senza interesse.
Conte. Lo so che i Veneziani son gente di buon cuore;
Ma so che non son stolidi in materia d’amore.
Alberto. Certo, che no i xe gnocchi, co i tratta una morosa.
Ma da un amigo...
Conte.   Sempre si spera qualche cosa.
Bramo un consiglio solo, ed eccovi il perchè
La cioccolata a bevere vi supplicai con me.
Alberto. Xe un’ora che parlemo, e no la vien avanti?
Conte. Intanto che si aspetta, ragioneremo innanti.
Sappiate, amico caro, come già vi accennai,
Che colle passioncelle mi divertisco assai.
Mi piace, mi diverte questa villeggiatura.
Ma senza un amoretto per me è una seccatura.
Sono però dubbioso fra tre diversi oggetti,
A qual debba di loro rivolgere gli affetti: