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442 ATTO PRIMO
Mi ha fatto donna Bianca scaldar terribilmente:

La bile mi è passata per altro in sul momento;
Non altero per donne il mio temperamento.
Amo con tenerezza, e con calor m’impegno,
Stimo le donne tutte, ma fino a un certo segno.
Vo’ che l’amor mi comodi, non che dolor mi dia;
Per femmina, vel giuro, non piansi in vita mia.
Mi piace, mi diletta la grazia e la beltà,
Ma stimo più di tutto la mia felicità.
Alberto. Senza doggia del cuor sarave un bell’amar,
Ma co l’è de quel bon, cussì no se pol far.
Conte. Di quel buono chiamate l’amor che vi tien privo
Di pace, di conforto? Pare a me del cattivo.
Non mancano pur troppo al mondo i nostri guai;
Accrescerli per gioco, affè non imparai.
Alberto. Donca per riparar da ste desgrazie el cuor,
Bisogna star in guardia lontani dall’amor.
Conte. Ma dall’amar lontani star sempre è cosa dura.
Amore è la più bella passion della natura.
Alberto. Ma come s’ha da far, caro sior Conte mio?
Conte. S’ha da amar, caro amico, ma far come fo io.
Amare onestamente finchè si va d’accordo;
Quando si cambia il vento, far presto a voltar bordo.
Io, quando ho un’amicizia, la venero, la stimo;
Procuro di non essere a disgustarla il primo.
Ma un menomo motivo che diami di disgusto,
Col darle il suo congedo prestissimo m’aggiusto.
Alberto. Gnente per la morosa? Gnente soffrir?
Conte.   Oibò.
Alberto. Gh’avè un bel cuor, compare.
Conte.   Nè mai mi cambierò.
Alberto. Ma se per così poco, sior Conte, ve muè,
Disè, come sarala, se ve mariderè?
Conte. Finora ho sempre amato per genio e bizzarria;
L’amor del matrimonio non so che cosa sia.