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rispettoso riconoscimento, passerà sopra ad ogni formalità, e gradirà la Dedica che gli farete. Se glielo dite prima (soggiunse) correte il rischio che la sua singolare modestia ve lo divieti. Molte cose si lodano dopo fatte, che consigliando non si sarebbero fatte: la cosa non è indegna d’un Cavaliere Illustre per meriti e per Natali, giacchè tant’altri vi hanno concesso un simile onore; egli vi ama, ve l’assicuro, e protegge tanto le cose vostre, che è impossibile non accolga la Dedica con benignità e con diletto. A tante belle parole chi non sarebbesi persuaso? Ecco, Eccellenza, come mi son lasciato condurre all’ardito passo di offerirle un pubblico testimonio dell’ossequiosa mia servitù, senza attenderne la di Lei permissione.

Se mai per avventura foss’Ella malcontenta del mio coraggio, supplico l’E. V. dividere i suoi rimbrotti fra me e l’Amico che mi ha sedotto; io non pertanto in qualunque evento ringrazierò sempre Colui che mi diè animo a farlo, sicuro che la dolcezza dell’animo di V. E., e la naturale sua benignità, ravvisando il cuore umilissimo, che per l’acquisto della di Lei protezione divenne ardito, mi accorderà un clemente perdono, e mi concederà liberalmente la grazia di poter essere, quale ossequiosamente inchinandomi ho l’onore di protestarmi

Di V. E.
Venezia li 22. Luglio 1760.



Umiliss. Devotiss. Obbligatiss. Servidore
Carlo Goldoni