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LA VILLEGGIATURA | 35 |
vere rossa; vi era la sua cagnolina; ed io, sapete che ho fatto? l’ho tinta tutta di rosso. È venuta la signora, la mi voleva dare uno schiaffo. Ho gridato: la cagnolina si è spaventata; è fuggita via; e tutta la villa ha detto che la cagnolina era dipinta come la sua padrona.
Gasparo. Avrei riso anch’io, se ci fossi stato.
Libera. E con me se sapeste per che cosa è sdegnata!
Gasparo. E perchè è sdegnata con voi?
Libera. Perchè vede che tutti quelli che vengono qui, mi vedono volentieri. Per bontà loro mi fanno delle finezze. Vengono a ritrovarmi a casa. Mi vogliono a ballar con loro.
Menichina. E io dirò come dice il signor don Eustachio, sono l’idolo di questa terra.
Libera. Il signor don Riminaldo m’ha detto cento volte, che se non ci fossi io qui, non ci verrebbe nemmeno lui.
Gasparo. Ehi, donne mie, a che gioco giochiamo? Non vorrei così bel bello venir qui io a farvi il mezzano. Mi è stato detto che si divertono con voi questi signori che mi favoriscono.
Libera. Signor don Gasparo, che dic’ella? Io sono una donna che, non fo per dire, ma nessuno può dire...
Menichina. Io sono stata allevata da mia madre, che certo era una donna che per allevare...
Libera. E ponno fare con me, e ponno dire, che non c’è da dire...
Menichina. Io sono una fanciulla, che non c’è da pensare...
Libera. Se venissero coll’oro in mano...
Menichina. Né meno se mi dessero non so cosa...
Libera. E ho da fare con un marito...
Menichina. Ho una madre, che per diana...
Libera. Qui ci si viene così, così...
Menichina. Si viene, perchè si viene...
Gasparo. Avete finito?
Libera. Se mio marito se lo potesse pensare...
Menichina. Se io sapessi che si dicesse...
Gasparo. Non ancora?
Libera. Posso andare così io, colla faccia mia, sì signore.