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IL CAMPIELLO 367

SCENA III.

Il Cavaliere e Fabrizio.

Fabrizio. Quel che mi avete a dir, sollecitate1. (al Cavaliere)

Cavaliere. Dirò, signor; sappiate,
Che mi ha ferito il cuor vostra nipote.
Fabrizio. Piacevi Gasparina, o la sua dote?
Cavaliere. Desta il merito suo gli affetti miei.
Fabrizio. (Quasi quasi davver gliela darei). (da sè)
Cavaliere. Voi sapete chi sono.
Fabrizio. Lo so certo;
So come siete nato.
Ma vi siete un po’ troppo rovinato.
Cavaliere. È ver, ma sono stanco
Di menar questa vita.
Vo’ moderar le spese;
Vo’ tornar con prudenza al mio paese.
Fabrizio. Se sperar si potesse!
Cavaliere. Ve lo giuro
Da cavalier d’onore.
Fabrizio. Ma ditemi, signore,
Come rimedierete
Dei disordini vostri alla rovina?
Cavaliere. Quanto date di dote a Gasparina?
Fabrizio. Ecco quel ch’i’ dicea;
Della dote vi cal per consumarla.
Cavaliere. Sui miei beni potete assicurarla.
Fabrizio. Non sono ipotecati?
Cavaliere. Essere pon da voi ricuperati.
Vi farò una cessione
Di tutto il mio per anni dieci e più:
Dipenderò da voi;

  1. Così il testo.