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362 ATTO QUARTO
Cavaliere. Volesse il ciel, che voi toccaste a me.

Gasparina. La diga: èlo zelenza?
Cavaliere. Me la sogliono dare in qualche loco.
Gasparina. Che i me diga luztrizzima zè poco.
Cavaliere. Titolata sarete.
Gasparina. Zì dazzeno? (si sente strepito nella locanda)
Cozza zè zto fracazzo?
Cavaliere. Ecco la compagnia; ci ho un gusto pazzo.
Gasparina. Ztar qui no ze convien a una par mio.
La reverizzo.
Cavaliere. Vi son servo.
Gasparina. Addio. (parte)

SCENA VIII.

Lucietta, Orsola, Gnese, donna Cate, donna Pasqua, Anzoletto e Zorzetto.

Orbi, che vengono colla compagnia suonando.

Tutti escono dalla locanda; alcuna delle donne suona il zimbano alla veneziana; donna Pasqua canta alla villotta; ballano alcune furlane, ed anco le vecchie. Vengono altri di strada; si uniscono, e ballano con un ballo in tutti; poi come segue.

Lucietta. No posso più; vien via con mi, Anzoletto.

Cate. Presto, che vaga a collegarme1 in letto.
(parte, ed entra in casa)
Anzoletto. Seu stracca? v’averè cavà la pizza.2 (a Lucietta)
Lucietta. Oe, no volè che balla? son novizza.
(parte, ed entra in casa)
Anzoletto. Eh, co son so mario,
Sangue de diana, che la gh’ha fenio.
(parte, ed entra con Lucietta)
Pasqua. Putti, mi no ghe vedo.

  1. Coricarmi: v. Boerio.
  2. Prurito: v. Boerio.