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360 ATTO QUARTO
Si è scordato egli pur del sangue nostro.

Gasparina. Zior barba, zemio nobili?
Fabrizio. Partite.
Gasparina. Me zento un no zo che de nobiltà.
Fabrizio. Andate via di qua:
Entrate in quella casa,
E non uscite più.
Gasparina. Mo via, che el taza. (entra)
Fabrizio. Fino che l’ho con me, non sto più bene:
Vo’ maritarla al primo che mi viene. (parte)

SCENA VI.

Il Cavaliere dalla locanda e Sansuga.

Cavaliere. L’abbiamo accomodata.

Sansuga. La xe una baronata;
La ghe doveva metter più spavento.
Cavaliere. Io me la prendo per divertimento.
Or ora scenderanno,
Canteran, balleranno;
E questo è il piacer mio,
Veder ballare, e vo’ ballare anch’io.
Sansuga. Vorla el conto?
Cavaliere. Vediamo.
Sansuga. Eccolo qua. (gli dà il conto)
Cavaliere. Settanta lire! che bestialità!
Sansuga. Ghe ne xe più de trenta
De vin, ghe lo protesto;
Porlo spender de manco in tutto el resto?
Cavaliere. Bastano tre zecchini1?
Sansuga. No vôi gnanca,
Che la sia desgustada.
Cavaliere. Eccoli qui.

  1. Tre zecchini, o ducati d’oro, corrispondevano a lire venete sessantasei (lire italiane 36,04).