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356 ATTO QUARTO

SCENA IV.

Lucietta, Anzoletto, donna Cate, donna Pasqua, Orsola, Gnese, Zorzetto sulla loggia della locanda, e detti.

Lucietta. Oe, sior compare, alla vostra salute, (beve col bicchiere)

Cavaliere. Evviva.
Fabrizio. Con licenza. (al Cavaliere)
Cavaliere. Dove andate?
Fabrizio. Fuggo da queste donne indiavolate. (parte, e va in casa)
Lucietta. Mo cossa falò, che nol vien dessù?
Cate. Ho magnà tanto, che no posso più.
Cavaliere. Animo, buona gente.
Bevete allegramente.
Pasqua. Via, bevemo.
Lucietta. Sior compare, ghel femo. (col bicchiere in mano)
Cavaliere. Bevete pure, compagnia giuliva.
Pasqua. Alla salute di chi paga.
Tutti. E viva.
Lucietta. Zitto, che voggio far
Un bel prindese in rima.
Co son in allegria, mi no me instizzo:
Alla salute del mio bel novizzo.

Tutti. E viva, e viva.
Orsola. Anca mi, presto presto. (col bicchiere si fa dar da bevere)
Anzoletto. Via, sto poco de resto, (versa col boccale il vino ad Orsola)
Orsola. Co sto gotto de vin, ch’è dolce e bon,
Fazzo un prindese in rima al più minchion.

Tutti. E viva, e viva.
Lucietta. Oe, a chi ghe la dastu?
Orsola. Oh che gonza! No sastu? (accenna il Cavaliere)
Cavaliere. Via, bravi, che si rida e che si beva:
Questo brindesi è mio, nessun mel leva.
Anzoletto. Anca mi, sior compare.
Un prindese ghe fazzo