Fabrizio. Compatite, signore,
Questa non è la via.
Cavaliere. Non mi parlate di malinconia.
Per questi quattro giorni
Di carnovale, ho del denar che basta.
Fabrizio. Quando terminerà?
Cavaliere. Non vo’ pensar; quel che sarà, sarà.
Voi come vi chiamate?
Fabrizio. Fabrizio dei Ritorti.
Cavaliere. Oh, oh, aspettate;
Siete voi quel Fabrizio,
Ch’era in paese in povertà ridotto,
E che ricco si è fatto con il lotto?
Fabrizio. Ricco no; ma son quel che ha guadagnato
Tanto, che basta a migliorar lo stato.
Cavaliere. Avrete del denaro.
Fabrizio. Ho una nipote.
Che abbisogna di dote.
Cavaliere. Quanto le destinate?
Fabrizio. Se troverà marito,
Darò più, darò men, giusta al partito.
Cavaliere. Ella lo sa?
Fabrizio. Non ne sa niente ancora.
Conoscerla ho voluto, esaminarla,
Ma presto, se si può, vo’ maritarla.
Cavaliere. (Se avesse buona dote,
Quasi mi esibirei
Per aggiustare gl’interessi miei). (da sè)
Fabrizio. (Tre o quattromila scudi,
E anche più, se conviene.
Io sborserei per collocarla bene). (da sè)
Cavaliere. A chi vorreste darla?
Fabrizio. Le occasioni
Ancor non son venute.