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LA VILLEGGIATURA 25


sì ottimo pensamento. In due anni ch’ei manca, non potrà dire nessuno avermi veduta due giorni in compagnia di uno più che d’un altro. In città, in villa, tratto tutti con indifferenza, e se don Paoluccio vorrà continuarmi le sue finezze...

Mauro. Non è egli ritornato alla patria?

Lavinia. Sì certamente. Mi ha avvisata del suo ritorno in città tre giorni sono; e a momenti l’aspetto qui, a terminare con noi la villeggiatura.

Mauro. Può ben egli dirsi felice, servendo una dama che, fra gli altri pregi, ha quello della costanza.

Lavinia. Io la credo necessarissima in una donna ch’è nata nobile.

Mauro. Beato il mondo, se tutti pensassero come voi.

Lavinia. Don Mauro, non vorrei che donna Florida avesse occasione di pensare diversamente di me.

Mauro. Volete dire ch’io m’allontani, non è egli vero?

Lavinia. Non fate ch’ella abbia a dolersi di voi.

Mauro. Ma se più ch’io faccio, meno sono aggradito!

Lavinia. Regolatevi con prudenza.

Mauro. Dubito che non ci potrò durar lungamente.

Lavinia. Vi prego durarla almeno fino che siete qui. Non amerei che in casa mia nascesse uno scioglimento, che dai bei spiriti si mettesse poi a mio carico.

Mauro. Soffrirò in grazia vostra assai più di quello ch’io sia disposto a soffrire.

Lavinia. Vi sarò obbligata, don Mauro.

Mauro. Andrò a divertirmi col vostro libro, se mi permettete.

Lavinia. E perchè no colla dama?

Mauro. Perchè prevedo ch’ella sarà meco sdegnata.

Lavinia. E non vi dà l’animo di placarla? Colle donne convien essere un poco più tollerante.

Mauro. Lo sarei con chi sentisse ragione. Lo sarei, se avessi l’onor di servire... Basta, vado per obbedirvi, e vi assicuro che donna Florida averà più obbligo a voi, che a me, delle mie attenzioni. (parte)