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all’angustia del tempo in due soli giorni ristretto, senza atterrirmi della sublimità dell’argomento, e senza pensare alla scarsezza del mio talento, ho Voluto espormi più tosto alla critica degl’indiscreti, anzichè perdere una sì felice occasione di esercitare la mia obbedienza. L’Oracolo del Vaticano fu il soggetto della Cantata1. Il Merito, l’Umiltà e la Giustizia furono interlocutori, e se non giunse il mio stile a decorar guest’opera degnamente, son certo almeno che l’Umiltà ed il Merito sono i distintivi caratteri di quell’eroe Porporato, e la Giustizia sola aperse il labbro al Sovrano Pastore di Santa Chiesa.
Doveva dunque essere sodisfatta appieno la mia ambizione, contento di questa nuova onorifica testimonianza della mia servitù inverso l'E. V., e della di lei benignissima propensione verso di me. Eppure sono insaziabile in questo, e non so mettermi in quiete se non ottengo qualche cosa di più. Consideri l’E. V., che le due operette delle quali ho parlato, fatto l’uffizio loro nelle respettive occasioni per cui furono pubblicate, comecchè in piccioli volumetti raccolte, svaniscono facilmente, e non poss’io sperare col mezzo loro il costante perpetuo fregio di vedere impresso il mio nome sotto la di Lei protezione. Le mie Commedie non meritano maggior ventura, ma pure la quantità dei volumi e le nuove impressioni che veggonsi di esse in varie parti intraprese, mi lusingano che non abbiano ad essere di così scarsa durata, e che dopo di me passeranno ancora per qualche tempo fra le mani degli uomini. Ecco dunque dove aspirano le mie brame. Per rendermi pienamente contento, ho da vedere l’illustre nome di V. E. in fronte di una mia Commedia, per onorare i miei Tomi e rendere rispettato il mio nome ed invidiata la mia fortuna. Ma io questa grazia son tanto certo di conseguirla, che ho prima pensato a formar la Dedica, e poi a domandargliene la permissione. Non è fondata la mia speranza sul valore dell’opera che all’E. V. offerisco, che anzi dovrei vergognarmi di presentargliela, ma sta unicamente la mia fiducia in quel bellissimo cuore che ho in Lei conosciuto,
- ↑ La musica fu del Galuppi: v. F. Piovano, Bald. Caluppi, in Rivista musicale ital., a. XIV (1907), f.o 2, pp. 352-3.