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268 | ATTO QUINTO |
Giustificar può un foglio la mia risoluzione.
Ma come entrar mi lice colà fra quelle porte,
Senza che don Riccardo lo sappia e lo comporte?
Diedi la mia parola, spiegommi i desir sui,
Son cavalier, non deggio tornar senza di lui.
SCENA II.
Donna Livia sopra della loggia, ed il suddetto in strada.
Ma no; mi aspetti ancora, di richiamarlo è presto, (parte)
Rinaldo. (Nell’atto che donna Livia rientra in casa, si avvede ch’ella) è stata in sulla loggia.
Quella, se non m’inganno, è donna Livia: è dessa.
Perchè da me s’invola? torna all’usanza istessa?
Pentita è già d’avermi a rivenir spronato,
O mi ha sol per ischerno deriso e lusingato?
Non vo’ temer sì audace cuor di una dama in petto;
Forse trattien lei pure del zio tema e rispetto.
Se don Riccardo è in casa, non ardirà invitarmi;
Ma voglio in ogni guisa del vero assicurarmi.
Battere all’uscio i’ voglio, cercar del Cavaliere,
E pria d’ogni altro passo far seco il mio dovere.
(s’avvia verso la porta)
SCENA III.
Don Riccardo ed il suddetto.
Dove, signore?
Rinaldo. A voi guidami ansiosa cura.
Riccardo. Non si sa don Rinaldo staccar da queste mura.
Rinaldo. È ver, sia debolezza, sia amor, non so staccarmi;
Ma ho una ragion novella, che può giustificarmi.