Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
LA DONNA STRAVAGANTE | 261 |
Ritornerà, lo spero, a comparirmi innante.
E don Rinaldo (oh come del fatto or mi vergogno)
Vedrà, che donna Livia di lui non ha bisogno.
Cecchino. Eccomi di ritorno. Ho consegnato il foglio....
Livia. Taci: lo consegnasti? altro saper non voglio.
Cecchino. Attento ad ogni moto, a norma del comando,
Vidi che il Cavaliere....
Livia. Di ciò non ti domando.
Cecchino. Ma nel legger la carta vidi che i lumi suoi....
Livia. O taci, o ti bastono.
Cecchino. (Soliti grilli suoi). (da sè)
Livia. (Pur troppo, or lo conosco, il cuor debole fu;
Colla risposta inutile non vo’arrossir di più). (da sè)
Cecchino. Bastami siate certa, che ho fatto il mio dovere...
Livia. Gente è nell’anticamera. Chi sia, vanne a vedere.
Cecchino. (Credea farmi un gran merito nel dirle che l’amico
A sospirar ritorna, ma non le cale un fico). (da sè, e parte)
SCENA X.
Donna Livia, poi Cecchino che torna.
Vuole che a don Rinaldo mantengasi lo sdegno.
E se dell’umil foglio vorrà riconvenirmi,
Dir potrò che formato l’ho sol per divertirmi.
Cecchino. Signora, un cavaliere che ha titol di marchese.
Brama di riverirvi.
Livia. Asdrubale cortese
Ei sarà, mi figuro. Di’ ch’è padrone.
Cecchino. Subito.
(va alla scena, accennando al Cavalier che entri)
Livia. Sollecito ritorna. Dell’amor suo non dubito.