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20 ATTO PRIMO


vertirsi, e stanno lì a struggersi ad un tavolino. Questi giochi d’invito non ci dovrebbono essere in villeggiatura. Sturbano affatto la conversazione. (sempre giocando)

Eustachio. So che donna Lavinia ci patisce, che in casa sua si giochi d’invito.

Florida. Anch’ella ieri sera ha perduto vari zecchini, ed ora eccola lì con un libro in mano. Ma se ci fosse il suo cavaliere, non farebbe così.

Eustachio. Mi maraviglio di don Mauro, che fa il terzo in quella bella partita.

Florida. Non mi parlate di don Mauro, che mi si desta la bile. Tutto il giorno a giocare, e a me non bada come se non ci fossi.

Eustachio. Veramente un cavaliere polito, com’egli è, non dovrebbe far cosa che dispiacesse alla dama.

Florida. Sa che io ci patisco, quand’egli gioca, e vuol giocare per farmi dispetto.

Eustachio. Sapete che cosa m’ha egli detto ieri sera?

Florida. Che cosa v’ha detto?

Eustachio. Ve lo dirò, ma promettetemi di non dirgli niente.

Florida. Non dubitate: non glielo dirò certamente.

Eustachio. Mi ha detto che voi lo tormentate un po’ troppo; che tutto quello che fa, secondo voi è mal fatto; che se parla lo riprendete, se tace lo rimproverate: onde, per ischivare d’essere tormentato, gioca in tempo che non giocherebbe.

Florida. Gioca, e non giocherebbe! don Mauro garbato! per non essere tormentato!1 (forte verso don Mauro)

Eustachio. Ma signora, voi mi avete dato parola di non parlare.

Florida. Io non gli dico, che voi me l’abbiate detto. Gioca per forza; per non essere tormentato. (forte come sopra)

Eustachio. Capirà bene che possa venir da me...

Florida. Non ci pensi, che avrà finito di essere tormentato. (forte come sopra)

Eustachio. Ho inteso. Abusate della mia confidenza.

  1. Così nel testo.