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LA DONNA STRAVAGANTE 241

SCENA III.

Donna Rosa.

Ecco come nel mondo talun fa sua rovina,

E il ben ch’egli trascura, per altri si destina.
La morte, dir si suole, d’ingorda belva ardita
Può all’innocente agnella assicurar la vita;
Così della germana, che meco è un fier mastino,
Faran le metamorfosi migliore il mio destino.
Eccola in compagnia di due che l’assomigliano;
Saggia com’esser puote, se i stolti la consigliano?

SCENA IV.

Donna Livia, don Properzio, don Medoro e detta.

Livia. Di voi, germana, appunto si cerca, e non è poco;

V’abbiam finora invano cercata in più d’un loco.
Rosa. Da me che può volere sì nobil compagnia?
Livia. Passar un’ora insieme si vuole in allegria.
Properzio. Riverir donna Rosa.
Medoro.   Goder la sua presenza.
Rosa. Sorella, un’altra volta. Signori, con licenza.
(in atto di partire)
Livia. State qui, scioccarella.
Rosa.   Domandovi perdono...
Livia. Sì, sì, restar negate, lo so, perch’io ci sono.
Possibile che sempre sdegnata abbia a vedervi
Meco senza ragione?
Rosa.   Starò per compiacervi.
Properzio. Malinconia, ritiro, non son cose da voi. (a Rosa)
Medoro. Se siete addormentata, vi sveglieremo noi. (a Rosa)
Livia. Germana, vi assicuro, dicono cose tali
Che ridere farebbero chi avesse cento mali.
Rosa. Mi rallegro con voi, poichè vi veggo in viso
Succedere allo sdegno coll’allegrezza il riso.