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ALL’ILLUSTRISSIMO
Signor Conte
GIOVANNI DE CATANEO.
OSÌ è, amabilissimo Signor Conte Giovanni, ho deliberato dentro di me medesimo dedicarvi una mia Commedia, e Voi siete obbligato a riceverla, ed a riceverla volontieri1. Non vi formalizzate di quest’ardita espressione, con cui pare ch’io voglia esiger per obbligo ciò che dovrei domandarvi per grazia; ma io son uomo sincero, non dico che quel che penso, e Voi medesimo, che di verità vi pascete, mi farete ragione. Nè tampoco credami in necessità di giustificare presso di Voi questo mio pensiere, poichè una mente illuminata, come è la vostra, sa meglio di me quello che dire intendo, e d’onde posso aver tratti i fondamenti di una simile proposizione. Ma siccome questa mia lettera sarà stampata, ed alcuni curiosi avranno desiderio di saperne il fondo, ed altri forse potrebbero caricarmi di vanità, o d’impostura, avete da permettermi ch’io ponga in chiaro la ragione che mi fa pensare e mi fa scrivere in cotal modo. E perchè, addrizzando il discorso a Voi, potrebbe offendersi la Vostra esimia modestia, permettetemi ch’io Volga il ragionamento a quelli che leggeranno, figurandovi di essere tra la folla del popolo, chiuso e calcato in luogo da dove non vi sia permesso di uscire, costretto a sentir parlare di Voi, anche a dispetto Vostro.
Sappiate, o Voi, amici o nemici che siate, che la vera virtù alberga fra le pareti di questa Casa; che il degno Padre di sì onorata Famiglia eccita coll’ esempio e cogli ammaestramenti dotti Figliuoli, ed ornatissime Figlie, al Divin culto ed all’amor delle lettere. Non troverete nei loro ragionamenti che verità e dottrina, principi infallibili di quell'onestà che anima i loro costumi, e
- ↑ Uscì questa lettera di dedica l’anno 1760, nel t. VI del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. C. G., Venezia, Pitteri.