se poi in qualche occasione, in cui giovar mi poteva la grazia Vostra, vi siete di me scordato. L’amicizia forma tra gli uomini il più utile, il più necessario commercio, e se ogni altro commercio devesi con assiduità coltivare, questo principalmente, che non d’interesse ma sol d’amore si pasce, va più di tutti con parzialità coltivato. Oh quanti amici mi ha fatto perdere la mia mala fortuna; ma lode al Signore, col tempo e colla verità facendo loro conoscere che più dei loro sdegni mi si doveva la compassione, li ho quasi tutti ricuperati. Foste Voi dei più facili a ridonarmi l’affetto Vostro, segno che avete l’animo assai ben fatto, che non arrivano le passioni a guadagnarvi lo spirito, che un luogo sempre serbate nel Vostro cuore per accogliere la verità, qualunque volta vi si presenta, e che malgrado gli adombramenti, sperate sempre di ritrovare la luce. Piansi la vostra perdita amaramente, ed era ben ragionevole il mio cordoglio. Noi non viviamo di solo pane. L’onore è il nutrimento dei galantuomini, e questo vien dalla stima degli uomini somministrato. Quanto sono più in credito gli estimatori, tanto più onorato si reputa chi ne va in traccia, e siccome Voi, per lettere e per dottrina, in altissimo loco siete dal merito collocato, potete colla vostra benevolenza felicitare, siccome, per lo contrario, non meritare la grazia vostra, è lo stesso che vivere senza credito e senza fama. Voi dunque, nel ridonarmi l’affetto vostro, mi avete resa la miglior vita, e perchè un simil dono, se non è pubblico, al donatario non giova, registrato lo avete in una rinomata Accademia, alla presenza di tanti Nobili valorosi Soggetti, onore e gloria del danaro non solo, ma della nostra cara alle Muse, colta, invidiabile Italia. Ma a un segno sì manifesto della vostra sincerissima dilezione, non cercherò io corrispondere comunque possa? Vero è, che qualunque sforzo ch’io faccia per dimostrarvi la mia gratitudine, sarà sempre dal benefizio vostro distante, ma posso, se non adempiere alla ricompensa, far almeno valere la confessione del debito e la brama di soddisfarlo. Trovansi a’ giorni nosti dei debitori che si vergognano di esser tali, e abborriscono i creditori, non potendo nemmen soffrire i discreti rimproveri dei loro sguardi. Se pagar possono, sono ingrati; se non lo possono, sono vili. Quando