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IL RAGGIRATORE | 161 |
Claudia. Calmo le mie agitazioni sulla vostra parola. Permettetemi che vada ad assicurarmene.
Conte. Vi servirò, signora. (Mi preme farlo sapere alla figlia). (da sè)
Claudia. Ecco mio marito. Non diamo ombra a lui dei nostri sospetti.
Conte. No, niente. Sforzatevi a dissimulare la tema. (Capisco che mi vorrebbe frezzare, ma non fa niente). (da sè)
SCENA X.
Don Eraclio e detti.
Eraclio. Conte, sono venuto ad invitarvi a desinare con noi.
Conte. Sarò a ricevere le grazie vostre.
Eraclio. Condurrete la Contessina ancora, che Metilde desidera di vederla.
Conte. Verremo entrambi a recarvi incomodo.
Eraclio. (Li ha dati?) (piano a donna Claudia)
Claudia. (Non ancora). (piano a don Eraclio)
Eraclio. (Sollecitate). (come sopra)
Claudia. (A casa, con più comodo). (come sopra)
Eraclio. (Vuol essere bella, se non le dà i mille scudi, ora che ho impegnato l’orologio per pagare i capponi e le ostriche di Venezia). (da sè)
Conte. Prima del desinare, sarebbe necessario che spicciassi un affar di premura. Ho da riscuotere mille zecchini.
Eraclio. Andate subito, non perdete tempo.
Conte. Possiamo andare. Vi servirò alla carrozza.
Eraclio. Ho mandato a prendere col servitore due amici miei, che bevono bene, perchè ci facciano stare allegri.
Claudia. Dal mio servitore? senza dirmi niente?
Eraclio. Possono tardar poco. Tratteniamoci qui un momento, se si contenta l’amico.
Conte. Siete padrone d’accomodarvi.
Eraclio. Ehi! avete detto al Conte la scoperta mia degli Eraclidi? (a donna Claudia)