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IL RAGGIRATORE 159


Claudia. Tant’è vero ch’io l’aggradisco, che della vostra scatola ne faccio uso. Eccola qui con del rapè, che non è cattivo. (tira fuori la scatola)

Conte. Sentiamolo, se vi contentate.

Claudia. Mi fate onore, (apre la scatola; il Conte prende tabacco. Donna Claudia osserva i manichetti del Conte.)

Claudia. (Questo manichetto mi par di conoscerlo). (da sè)

Conte. Il tabacco è prezioso. Merita una tabacchiera migliore.

Claudia. Conte, favoritemi lasciarmi vedere quel bel ricamo. (accenna il manichetto)

Conte. (Diavolo! è il regalo della figliuola: non vorrei che lo conoscesse). (finge di seguitare a prender tabacco)

Claudia. Si può vedere?

Conte. Ora, subito. (Me li ho fatti attaccare alla camicia per mostrar d’aggradirli, ma dubito aver fatto male. Vi vuol giudizio). (da sè, fingendo gustare il tabacco)

Claudia. (Questa renitenza m’insospettisce). (da sè)

Conte. Compatite, ho voluto gustare sino all’ultima polvere il vostro tabacco. Eccomi da voi. Vi piace questo ricamo?

Claudia. Non mi dispiace. Anzi, se devo dirvi il vero, somiglia tanto a certi manichetti che ho comperati per don Eraclio, che paiono quelli stessi.

Conte. Possono essere fatti dalla stessa mano.

Claudia. Favorite. (li osserva bene)

Conte. Accomodatevi pure. (In ogni modo si ha da salvar la ragazza). (da sè)

Claudia. Questo segno non falla. Un taglio accomodato mi assicura che sono quelli: per ragione di un tal difetto, li ho avuti per meno di quello valerebbono, se non ci fosse.

Conte. Quanto li avete pagati, signora?

Claudia. Ventisei paoli.

Conte. Ed io li ho avuti per dodici. In fatti un tal prezzo mi ha fatto dubitare che sieno stati rubati, ed ora mi confermo nell’opinione.

Claudia. Li avranno rubati a me dunque.