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156 ATTO SECONDO


Conte. Favorite d’accomodarvi. (a donna Claudia)

Claudia. (Siede.)

Conte. Avete voluto sollecitare con eccesso di gentilezza le vostre grazie. (a donna Claudia)

Claudia. Ho fatto il mio dovere in questo. E poi ho necessità di parlarvi.

Conte. E voi non sedete? (a Carlotta che si era alzata)

Carlotta. Che so io quando mi tocca a sedere?

Conte. (Povero me!) Sedete.

Carlotta. (Mi paiono burattinate queste). (da sè)

Conte. Vedete come allevano, colà dov’era, le povere ragazze?

Claudia. E non è più bambina la signora Contessa.

Carlotta. Quanti anni crede vossignoria ch’io abbia?

Claudia. Non saprei. Non vorrei dire uno sproposito. Fra i ventitré e i ventiquattro.

Carlotta. Non ne ho che diciannove, signora. Vedete? se ve lo dico io. Questa conciatura, quest’abito mi fa parere più vecchia. (al Conte)

Conte. Conviene adattarsi all’uso comune. Ora non siete più nel ritiro.

Carlotta. Non sono mai stata ritirata quanto ora. Oh benedetta la campagna aperta!

Conte. Campagna aperta chiamate un orto, in cui vi conducevano a passeggiare? Qui degli orti non ne mancano, e di più belli, e di più grandi ancora. (Giudizio). (piano a Carlotta)

Claudia. Nel nostro palazzo ne abbiamo uno degli orti, che veramente è magnifico. La signora Contessa potrà venirvi a piacer suo, quando vuole.

Conte. Via, ringraziatela delle sue esibizioni. Datele un segno di aggradimento almeno. (a Carlotta)

Carlotta. Sì signora, vi ringrazio; verrò a ricevere le sue grazie, e per segno di aggradimento, farò qualche cosa nell’orto. Vedrà che so piantare l’insalata, i ravanelli...

Conte. Solito divertimento delle ragazze in ritiro. Sorella, è necessario che andiate a terminare di consegnare alle cameriere il vostro bagaglio.