Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/143


IL RAGGIRATORE 137


Claudia. (Mi disse il Conte, che mi regalava un astuccio). (piano ad Arlecchino)

Arlecchino. (Oh diavolo, ho fallà). (da sè) (La tegna per adesso questa). (a donna Claudia)

Claudia. Ringraziatelo.

Arlecchino. Siora sì, la sarà servida. Bisogna che Menego sia andà via, el tornerà.

Claudia. Ditemi, è bella la Contessa?

Arlecchino. Chi Contessa?1

Claudia. La sorella del conte Nestore.

ARLECCHINO. Ah sì, no la xe brutta. (Mi no so gnanca che la sia a sto mondo). (da sè)

Metilde. È giovane?

Arlecchino. Cussì e cussì.

Claudia. È una bella figura?

Arlecchino. Piuttosto.

Metilde. Parla bene?

Arlecchino. Per quel che ho sentio mi, no me descontento.

Claudia. Somiglia al fratello suo?

Arlecchino. Qualcossa.

Metilde. È bianca in viso?

Arlecchino. Che vedo poco; no l’ho vista ben.

Claudia. Com’è venuta?

Arlecchino. La sarà vegnuda, come che la sarà vegnuda.

Metilde. Quando è arrivata?

Arlecchino. Gier sera.

Claudia. Come ieri sera, se ha detto il Conte che è arrivata questa mattina?

Arlecchino. Siora sì, stamattina. (Adessadesso le me chiappa in rede). (da sè)

Claudia. Chi l’ha accompagnata?

Arlecchino. Sior, vegno subito. (verso la scena)

Claudia. A chi dite?

  1. Così nel testo.