Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
136 | ATTO PRIMO |
Conte. La Contessa non ha detto ch’io vada subito?
Arlecchino. Sior sì... subito.
Claudia. Fatele i miei umilissimi complimenti.
Metilde. Anche per parte mia, signore.
Conte. Sarà favorita delle grazie vostre. Con permissione. (Prima di dar loro quel che vi ho consegnato, badate bene che siano sole, che una non se ne avveda dell’altra). (piano ad Arlecchino) All’onore di riverirvi. (alle due dame, e parte)
Claudia. Serva.
Metilde. Serva divota.
SCENA XV.
Donna Claudia, donna Metilde, Arlecchino.
Arlecchino. (Me despiase che le sia qua tutte do. Ma son capace anca de darghe ogni cossa, senza che una se ne incorza dell’altra). (da sè)
Claudia. Vi ha mandato qui dunque la sorella del Conte?
Arlecchino. (Questo mo l’è un altro imbroio). Siora sì, son vegnù, per dirla.... per causa de un servitor che vorave andar a servir, e i m’ha dito che vussioria ghe n’aveva bisogno.
Claudia. Sì, è vero. Dov’è costui?
Arlecchino. El sarà là de fora; l’è vegnù qua con mi. (finge guardar tra le scene)
Claudia. (Si volta verso la scena.)
Arlecchino. La tegna un regaletto de sior Conte. (piano a donna Metilde, e le dà l’astuccio)
Metilde. (Un astuccio? Mi aveva detto una tabacchiera), (da sè)
Claudia. Dov’è costui? Non lo vedo.
Arlecchino. Che el sia andà via? Menego, dov’estu? (s’accosta a donna Claudia)
Metilde. (Osserva l’astuccio). (Non vorrei che lo vedesse mia madre). (da sè)
Arlecchino. (La tegna un regaletto de sior Conte). (piano a donna Claudia, e le dà la tabacchiera)