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130 ATTO PRIMO


Eraclio. Non tiene un contratto, che è fatto senza solennità. Il Conte sa quel che dice. Dottore, vi aspetto a mangiare i capponi meco, e la causa non si può perdere. (parte)

SCENA XI.

Il Conte ed il Dottore.

Conte. Questi è l’uomo più felice del mondo.

Dottore. Ma la sua felicità vuol durare per poco.

Conte. Intanto godrete oggi anche voi del buon gusto della sua tavola.

Dottore. Mi ha nominato i capponi di Venezia. Chi non verrebbe a mangiarne? In tutto il mondo non si trovano i più preziosi.

Conte. E dove trattasi di pelare, il signor Dottore non manca.

Dottore. E il signor Conte non monda nespole.

Conte. Don Eraclio è il miglior cappone del mondo.

Dottore. Ed ora Raffaello d’Urbino ha terminato di capponarlo. (parte)

SCENA XII.

Il Conte, poi donna Metilde.

Conte. Costui mi conosce un poco meglio degli altri; ma son certo però, che trovandoci il suo interesse a tenersi meco, non mi recherà pregiudizio. Non so, se colui d’Arlecchino avrà portato alle dame i miei regalucci. Ecco donna Metilde: veramente è una damina gentile; peccato che non abbia ventimila scudi di dote! Non vorrei che amore mi corbellasse. Starò in guardia più che potrò.

Metilde. Serva, signor Conte.

Conte. Riverisco la signora donna Metilde.

Metilde. Giacchè non c’è nessuno, vorrei prendermi una libertà.

Conte. Potete esser sicura di tutto il mio rispetto, e dirò anche della mia tenerezza.

Metilde. Tenete questa carta; riponetela presto, presto.