Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/128

122 ATTO PRIMO


Conte. Avete domandato di me?

Carlotta. A più di trenta persone.

Conte. Sapete chi sono io?

Carlotta. Che domanda graziosa! non conoscerò mio fratello?

Conte. Ma in Cremona lo sapete chi sono?

Carlotta. Chi siete in Cremona?

Conte. Il conte Nestore di Colle Ombroso.

Carlotta. Serva umilissima del signor Conte1.

Conte. Servitore umilissimo della signora Contessa.

Carlotta. Per me non voglio titoli. Ho bisogno di pane, e son venuta per questo.

Conte. Ma se volete star meco, avete a sostenere il mio grado.

Carlotta. Con questi bei vestimenti?

Conte. Circa agli abiti, si fa presto. Un rigattiere vi veste in meno di un’ora.

Carlotta. Fate voi, fratello, io sono nelle vostre mani: ma badate bene, che ci faremo burlare.

Conte. So che avete dello spirito. Quando voi sappiate adattarvi, la vostra compagnia mi sarà utile, mi sarà cara. Non ho nessuno che tenga conto del mio.

Carlotta. Avete roba? Avete quattrini?

Conte. Ho di tutto, sorella mia, non starete male.

Carlotta. E la vostra povera moglie?

Conte. Un giorno penserò anche per lei.

Carlotta. Voleva io ch’ella venisse con me.

Conte. No, per ora. Sarei rovinato.

Carlotta. E vostro padre?

Conte. Mio padre ha da vivere. Pensate a voi, non pensate a loro. Chi sa che non mi riesca di maritarvi col titolo di Contessa?

Carlotta. Per il titolo stimo il meno. La difficoltà consiste in saper fare.

Conte. Imparerete col tempo. Vi darò io delle buone lezioni. V’introdurrò a poco per volta nelle conversazioni civili. Non

  1. Guibert-Orgeas, Zatta ecc.: serva umilissima, signor Conte.