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averla veduta ricevere con soddisfazione, e replicar con fortuna, e so che in Roma ebbe un incontro grandissimo, e fece la buona sorte di uno di quei Teatri. Non mi affaticherò a far l’analisi, e molto meno l’apologia di quest’opera, ma avendola io mviata così manoscritta, molte centinaia di miglia di qua lontano, ad un Cavaliere intendentissimo di tutto quello che può avere di buono e di cattivo il Teatro, mi onorò del suo sincero giudizio con lettera de’ 7 Giugno 1756, di cui voglio regalare il Pubblico, per soddisfazione di quelli che hanno il Raggiratore goduto, e per mia giustificazione verso di quelli che lo hanno severamente trattato. Ecco le precise parole dell’eruditissimo Cavaliere:
«A dispetto delle cattive relazioni avute della Commedia del Raggiratore, io confessar devo avermi apportato un gran piacere nel leggerla, e non so comprendere come ella sia caduta a terra, quando sembrami dovesse essere universalmente applaudita. Che cosa mai di male vi si può notare, onde essere disapprovata? Io trovo la Commedia ottimamente condotta con caratteri diversi, e tutti comici, abbenchè non tutti nuovi, e questi ben sostenuti sino all’ultimo, senza uscir mai dal proprio confine. Il Povero Superbo, una Moglie Civetta, una Figliuola Innamorata, un Villano che si fa creder Nobile co’ suoi raggiri e colle sue imposture, ed una povera Contadina vestita da Dama, e imbarazzata per il nuovo supposto grado, sono i caratteri della Commedia medesima. Ora non saprei quale opposizione le potesse esser fatta. Forse che si confonda l’azione fra i due principali, il Povero Superbo e il Raggiratore? ma non è vero. Il solo Raggiratore è il Protagonista; questi con le sue imposture si fa credere quel che non è, vive alle altrui spese, e co’ suoi raggiri portasi in vicinanza a prendere Moglie nobile, con buona dote, e gli sarebbe riuscito il disegno, se non lo avesse sconcertato l’arrivo improvviso del di lui Padre, quale fa nascere la peripezia sul principale soggetto, caduto dall’alto di sue speranze mal concepite all’estremo della confusione e della vergogna; e come che mal si adatterebbe ad essa Commedia il titolo del Presontuoso, nel