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92 ATTO QUINTO
Cavaliere. Madama.

Madama.   Favorisca, se non è troppo ardire.
Cavaliere. Fermettete ch’io vada? (a Lisaura)
Lisaura.   Sì, andatela a servire.
Cavaliere. Da me che mai vorrà?
Alessandro.   Vorrà lagnarsi, io dubito...
Madama. Se favorir volete...
Cavaliere.   Eccomi, vengo subito.
(s’accosta a madama Bignè)
Pedro. Ciascuno si diverte, ciascuno ha la sua tresca;
Io anderò a divertirmi con un po’ d’acqua fresca.
(va a bevere dove sono le acque)
Madama. Sedete un poco qui. (al Cavalier Giocondo)
Cavaliere.   Obbedisco, signora.
Madama. Cotesta pellegrina la conoscete ancora?
Cavaliere. Vi dissi in cofidenza la cosa come fu.
Fuggita è dal serraglio, e non ne so di più.
Madama. Signor, siete ingannato. Quelli son due birbanti.
Che per gabbare i creduli far sogliono i viandanti.
Può dir don Alessandro, se voi siete in abbaglio:
Ei sa dove Lisaura sia stata nel serraglio:
La conosce, l’ha amata, non ve ne siete accorto?
Tutti d’accordo han fatto a casa vostra un torto.
E voi lo soffrirete? e voi terrete mano
A una pessima tresca, facendogli il mezzano?
Cavaliere. Come! in questo momento voglio cacciarli via.
Madama. No, tacete per ora.
Cavaliere.   Birbanti in casa mia?
Il Cavalier Giocondo, che ha in casa sua alloggiati
Conti, marchesi e principi, ed altri titolati?
A me per trappolarmi narrar quel che non è?
Da cavalier ch’io sono...
Madama.   Venite via con me.
Cavaliere. Dove?
Madama.   A pensar il modo di vendicar l’azione.