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80 | ATTO QUARTO |
Lisaura. Signor, ve lo prometto.
Gianfranco. Io sono un galantuomo.
Alessandro. Non mi pare, all’aspetto.
Gianfranco. Se di me dubitate, domandatelo a lei.
Lisaura. Più galantuom di questo non vidi ai giorni miei.
Ebbe di me pietade, mi prese in compagnia,
Senza veruna offesa dell’innocenza mia.
Alessandro. Il suo nome qual è?
Lisaura. È il suo nome Gianfranco.
Alessandro. Merita che si segni, affè, col carbon bianco.
SCENA VIII.
Donna Marianna, don Pedro e detti.
(a don Pedro)
Pedro. Meglio assai divertirvi potrete in compagnia.
Anche il digiuno istesso fa crescere la pena;
Ancora non si vede nè il pranzo, nè la cena.
Marianna. Amico, ho profittato dei vostri avvertimenti.
(a Gianfranco)
Lisaura. (Vi conosce). (piano a Gianfranco)
Gianfranco. (Tacete). (a Lisaura) Il ciel fa tai portenti.
(a donna Marianna)
Alessandro. Signora, il conoscete cotesto galantuomo?
(a donna Marianna)
Marianna. Sì, lo conosco appieno; v’attesto, egli è un grand’uomo.
Gianfranco. È bontà della dama, che a me fa tal favore.
Lisaura. Non ve l’ho detto anch’io, ch’egli è un uomo d’onore?
(a don Alessandro)
Alessandro. Lo crederò.
Marianna. Credetelo. Certamente io lo stimo.
Lisaura. Mi amò senza malizia.
Alessandro. Egli sarebbe il primo.