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IL CAVALIER GIOCONDO 79
Egli con un altr’uomo in compagnia mi vede,

Ma della mia onestà gli potete far fede.
Gianfranco. Gli giurerò ben anco, con mille giuramenti.
Che in voi non venner meno gli onesti sentimenti;
Che donna come voi modesta, non si trova;
E s’egli non mi crede, può mettervi alla prova.
Ma ditemi, Lisaura, che si fa in questo loco?
Non pranzano, non cenano?
Lisaura.   Si cenerà fra poco.
Gianfranco. Mi tormenta la fame.
Lisaura.   Mangiato io pur non ho.
Ecco qui il Cavaliere che un dì m’abbandonò.

SCENA VII.

Don Alessandro e detti.

Alessandro. (Madama che dirà, che l’ho per via piantata?

Madama ha tutto il merito, ma impaziente è nata.
Colto ho un giusto pretesto, per sollevarmi un poco;
Quando le son vicino, parmi d’esser nel foco). (da sè)
Lisaura. (Non ci osservò). Signore. (ad Alessandro)
Alessandro.   Bella Lisaura mia.
(allegro vedendola)
Gianfranco. Signor, la riverisco. (a don Alessandro)
Alessandro.   Buon giorno il ciel vi dia.
(a Gianfranco, sostenuto)
Lisaura. Son qui per rivedervi.
Alessandro.   Tutto il piacer mi date. (ridente)
Gianfranco. Son vostro servitore.
Alessandro.   Da me che comandate? (sostenuto)
Gianfranco. Nulla, signore, io sono di Lisaura custode.
Alessandro. Lisaura è una ragazza che merita ogni lode.
Gianfranco. Ed io l’ho custodita con tutta probità.
Alessandro. Lisaura, è da fidarsene? (a Lisaura)
Lisaura.   È così in verità.