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54 | ATTO TERZO |
Fabio. Sì, ne ho qualcheduna.
Lisaura. Si coltivan le donne talor coi regaletti.
Vo’ per le vostre belle donarvi due fioretti;
Sono fatti in Venezia; sono all’ultima moda:
Godeteli, e lasciate che al mondo ognuno goda.
Gianfranco. Mia moglie è generosa, ed io non men di lei.
Signor mastro di casa, saprò i doveri miei.
Fabio. Amici, dovevate parlar così a drittura.
Con me non l’indovina chi vien con impostura.
Parlerò col padrone di voi con carità;
Con lui sappiate fare, vi beneficherà.
Parlategli di cose grandiose e forestiere;
Credulo facilmente di tutto è il Cavaliere.
Ora lo mando qui. Sta a voi di far pulito.
Poscia ci rivedremo. Addio, moglie e marito.
SCENA III.
Gianfranco, Lisaura; poi il Cavalier Giocondo.
Secondo le persone, si cambia il portamento.
Lisaura. Spiacemi ch’ei non creda che siam marito e moglie.
Gianfranco. Basta che non ci scacci per or da queste soglie.
A tempo coi fioretti l’avete guadagnato.
Lisaura. Sotto la vostra scuola a vivere ho imparato.
Gianfranco. Questi mi par che sia...
Lisaura. Il Cavalier mi pare.
Gianfranco. Qualche novella favola ci converrà inventare.
Cavaliere. Chi è qui? Chi mi domanda?
Gianfranco. Signor.
Cavaliere. Due pellegrini?
Volete l’elemosina? Tenete due quattrini.
Gianfranco. Vostra Eccellenza sappia...
Cavaliere. Galantuomo, aspettate.
Vi donerò uno scudo; mi par che ’l meritate.