Cioccolata di ghianda ha un prezioso sapore,
Ma non ne son avvezza. È tanto delicata,
Che non ne voglio più. Mi sento stomacata.
Don Alessandro, andiamo.
Alessandro. Vi servo, mia signora.
(bevendo la cioccolata)
Madama. Presto.
Alessandro. Finisco, e vengo.
Madama. Non la finite ancora?
Conte, venite voi.
Conte. Per dirla, non mi spiace.
Madama. Finitela una volta.
Conte. Vo’ bevere con pace.
Alessandro. Ho finito, Madama.
Madama. Andiam.
Conte. Vengo ancor io.
Cavaliere. Dove andate sì presto? (a madama di Bignè)
Madama. Serva, signori. Addio.
(al Cavaliere)
Conte. Ci rivedremo a pranzo. (al Cavaliere)
Alessandro. Faccio umil riverenza...
Madama. Far aspettare le donne, mi pare un’insolenza.
(a don Alessandro)
S’obbedisce una donna, quando comanda o prega.
(Andiam la cioccolata a bere alla bottega).
(piano a don Alessandro; e parte con don Alessandro e col Conte.)
Cavaliere. Schiavo di lor signori.
Possidaria. Voi che avete viaggiato,
(a donna Marianna)
Questo stil di Madama nel mondo è praticato?
Marianna. Madama, vi dirò: viaggiato ho qualche poco,
E delle stravaganze vedute ho in ogni loco.
Il garbo, la maniera, i vari sentimenti
Non vengon dai paesi, ma dai temperamenti.