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40 | ATTO SECONDO |
Ora, se andar dovessi ai secondi sponsali,
So il vivere del mondo, so i dover coniugali,
E parmi, se cotanto dire a me non disdice,
Saria il novello nodo del primier più felice.
Poichè fra due coniunti, or che vedova sono,
So il mal che dee fuggirsi, ed ho imparato il buono.
Marchese. Voi meritate molto, ma v’è un obietto solo.
Marianna. So che volete dirmi, l’obietto è il mio figliuolo.
L’amo teneramente, e non lo lascerei
Se me lo comandassero tutti i parenti miei.
Egli non ha bisogno però del pane altrui.
Ricco lo lasciò il padre, Rinaldo ha i beni sui;
Ma lo voglio con me fino ch’io posso almeno;
Egli è l’unico frutto che uscì da questo seno.
Volentier, lo confesso, riprenderei marito;
Ma senza il figlio mio ricuso ogni partito.
Marchese. Non potreste lasciarlo?
Marianna. No, no. Marchese mio,
È inutile parlarne: lasciarlo non vogl’io.
Vedo la bontà vostra, conosco il vostro affetto...
Ma a questa condizione gradirlo io non prometto.
Marchese. Perdonate, signora. Voi meritate assai.
Ma io con voi d’amore non ho parlato mai.
Conosco il mio dovere; so quel che il mondo insegna.
Marianna. D’essere dunque amata mi credereste indegna?
Marchese. Degnissima voi siete. Vi venero, v’inchino,
E se il figliuolo vostro...
Marianna. Ecco il mio Rinaldino.
SCENA III.
Rinaldino e detti.
Marianna. Che c’è? con chi l’avete?
Rinaldino. L’ho con quel bel signore