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IL CAVALIER GIOCONDO 39
Marianna. Poche donne! Voi dunque ne amaste più di una.

Siete stato incostante, e non tradiste alcuna?
Marchese. Davver, donna Marianna, son io che fui tradito.
Basta, son cose vecchie. Il buon tempo è finito.
Mi scrivono i parenti ch’io pensi a ritirarmi,
Voglion che a casa torni, e pensi a maritami.
Marianna. Che dice il vostro cuore?
Marchese.   Risolver non saprei.
Forse dal maritarmi lontano io non sarei.
Ma non nel mio paese. Le mogli son tormenti,
Quando han presso di loro le madri ed i parenti;
In ogni congiuntura, in ogni dispiacere
La madre soffia sotto, il padre è consigliere.
Hanno per casa sempre l’amico ed il germano;
La vo’, se mi marito, d’un paese lontano.
Marianna. Lodovi in ciò davvero. Nessun le dirà nulla;
E vi consiglierei non prenderla fanciulla.
Si lascian facilmente voltar le giovanette.
Riescono sempre meglio le femmine provette.
Marchese. È ver, ma...
Marianna.   Questo ma che vorrà dir? parlate.
Marchese. Niente, signora mia, di me non sospettate.
Dir volea che trovarla sì facil non mi pare;
Son tre anni ch’io cerco, e ancor l’ho da trovare.
Marianna. (Se Rinaldin non fosse, l’avrebbe ritrovata). (da sè)
Marchese. (Se non avesse figli, è ricca ed è ben nata).
Marianna. Io compatisco molto un uom che si marita
Con una giovinetta ritrosa e sbigottita.
Invece di fruire del coniugale amore,
Dee farle il pedagogo, dee farle il precettore.
Mi ricordo io stessa, quando andai a marito,
Mi vergognava a farmi metter l’anello in dito.
Non sapea nulla nulla. Egli era disperato;
S’ei mi veniva incontro, volgeami in altro lato.
Svegliommi a poco a poco. Col tempo m'instuì;