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IL CAVALIER GIOCONDO 35
Conte. (Chi serve mia cognata con pace e sofferenza,

Può dir che far gli tocca una gran penitenza).
Madama. Datemi del tabacco. (a don Alessandro)
Alessandro.   Subito.
Madama.   Presto, via.
Alessandro. Ora dove l’ho messo?
Madama.   Che pazienza è la mia!
(tira fuori la sua tabacchiera)
Alessandro. Eccolo.
Madama.   Già l’ho preso.
Alessandro.   Servitevi, signora.
Madama. Quando voglio tabacco, mi fa aspettare un’ora.
Alessandro. Vi domando perdono.
Madama.   Voglio le cose preste,
Caro don Alessandro, saper voi lo dovreste.
Sediamo.
Alessandro.   Sì signora. Chi è di là? vi è nessuno?
Madama. Ci faranno aspettare. Una sedia per uno.
Conte. Io porterò la mia.
Alessandro.   Lasciate, tocca a me.
(a Madama)
Madama. Tanto che una si porta, si portan tutte tre.
(porta la sua sedia)
Alessandro. Sono mortificato.
Madama.   Non vo’ caricature.
Sediamo, chiacchieriamo. Mi conoscete pure.
Ora che siam seduti, cosa di bel facciamo?
Alessandro. Comandate, Madama.
Conte.   Del viaggio discorriamo.
Partirem domattina...
Madama.   Vo’ partir di buon’ora. (s’alza)
Conte. Come sarebbe a dire?
Madama.   Pria che spunti l’aurora.
Conte. Offendono i crepuscoli, e fanno il sangue grosso.
Madama. A questa vostra flemma resistere non posso.