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LA BUONA FAMIGLIA 401


Raimondo. Non saprei; ma mia moglie è una pazzarella. Non ha avuto giudizio mai, e dubito sia difficile che averlo voglia per l’avvenire.

Costanza. Se voi parlate di lei con sì poco rispetto, che volete dunque ne dican gli altri?

Raimondo. Povero me, che mi è toccata in sorte una moglie sì dolorosa!

Costanza. Signore, sia di uno, sia dell’altro il difetto, mi duole delle discordie vostre, ma è inutile che meco ve ne lagniate.

Raimondo. Ah, se mi fosse toccato in sorte una donna amabile qual siete voi!

Costanza. Mi prendete in iscambio, signore.

Raimondo. La vostra bontà congiunta alla bellezza vostra...

Costanza. Lisetta. (chiama)

SCENA IV.

Lisetta e detti.

Lisetta. Eccomi.

Raimondo. Stava costei coll’orecchia all’uscio.1

Costanza. Con sua licenza. Ho un affar di premura.

Raimondo. Ma non abbiamo concluso niente circa l’affare dei cento scudi.

Costanza. Quel che è vostro, è vostro; parlatene con mio marito. (parte)

SCENA V.

Raimondo e Lisetta.

Lisetta. Sì signore, quel che è vostro, è vostro. Qui non si gabba nessuno.

Raimondo. Di che cosa v’intendete voi di parlare?

Lisetta. Dei pendenti, dell’anello e dei cento scudi.

Raimondo. Vi ha ella dunque confidato il segreto?

  1. Forse queste parole si devono chiudere tra parentesi.