Madama. Un uom dabben voi siete:
La civiltà vi piace, e il mondo conoscete.
Parliam d’altro. Tabacco. (a don Alessandro)
Alessandro. Madama, eccolo qui.
(le dà del tabacco)
Conte. Ma se il consorte vostro...
Madama. Su ciò basta così.
Come vi tratta il viaggio, don Alessandro mio?
Alessandro. Quando sta ben Madama, sempre sto bene anch’io.
Madama. Certo, questa mattina io sto perfettamente.
Partiremo noi subito? (al Conte)
Conte. Siete pure impaziente.
Madama. Sapete il mio costume. Il mio diletto è questo:
Tutto quel che ho da fare, mi piace di far presto.
S’ha da viaggiar? si viaggi; s’ha da restar? si stia.
Ma a star senza far niente, mi vien malinconia.
Fin all’ora del pranzo che cosa noi facciamo?
O giochiam due partite, o a passeggiare andiamo.
Alessandro. Quel che piace a Madama, fatto da noi sarà.
Conte. Andiamo in qualche parte a veder la città.
Madama. No, no, restiamo qui. Voglio seder.
Alessandro. Sediamo.
Madama. No, i padroni di casa a ritrovare andiamo.
Ancor non s’è veduta la padrona garbata.
Conte. La conoscete voi?
Madama. Di lei sono informata.
Sarà forse a vestirsi lei pur con nobiltà.
Alessandro. Andiam, se ciò v’aggrada.
Madama. No, aspettiamola qua.
Caro don Alessandro, gli preme di vederla!
Scusi, se così presto non voglio compiacerla.
Alessandro. Madama, vi protesto...
Madama. Eh via, che so chi siete.
Alessandro. Or vi sdegnate a torto.
Madama. Non dico a voi. Tacete.