Franceschino. Egli è ver che non si chiede,
Vuol così l’obbedienza;
Ma la madre ti concede
Un’amplissima licenza,
Perchè stata sei bonina.
Domandar questa mattina.
Isabella. Grazie, grazie, madre mia.
Chiederò. Che cosa mai?
Una cosa, che non sia
Fra le cose che pigliai.
Oh davver, che l’ho trovata:
Piglierei la cioccolata.
Franceschino. Son pei vecchi cose valide
La cannella e la vainiglia;
Ma son droghe troppo calide
Pel bisogno di una figlia;
Di soverchio è butirroso
Il caccao sostanzioso.
Isabella. Del dolcissimo sapore
Compiacere, è ver, mi soglio;
Ma se genera calore,
N’ho abbastanza, e non la voglio.
Meglio dunque fia per me
Una tazza di caffè.
Franceschino. Acqua nera, polve amara
Di nerissimi carboni.
Che da noi si compra cara.
Per destar le convulsioni;
Fa vegliar, fa tristo effetto
A chi sola dorme in letto.
Isabella. Col caffè non faccio tresca,
Che dormir non voglio a stento;
Convulsioni non mi accresca,
Che pur troppo me le sento:
E la notte si combatte.
Prenderò piuttosto il latte.